martedì 16 luglio 2024

SISTEMA IMPRESA

27-02-2015

TFR in busta paga: al via da marzo

Cosa cambia per le PMI




Dal primo marzo i lavoratori dipendenti potranno scegliere se farsi anticipare o meno il TFR in busta paga utilizzando uno strumento previsto dalla Legge di Stabilità 2015.

 


Come faranno le imprese, in particolare le PMI:

Per le  PMI sotto i 50 dipendenti, c’è la possibilità di chiedere alla banca finanziamenti agevolati per anticipare il TFR in busta paga senza pesare sulla liquidità aziendale. La norma sull’anticipo del TFR, trattamento di fine rapporto, è contenuta nel comma 26 della legge 190/2014, la manovra 2015. C’è una specifica convenzione con l’ABI, l’associazione banche italiane, in base alla quale l’istituto di credito anticipa al datore di lavoro la somma da versare al dipendente, che va restituita al momento delle dimissioni applicando gli stessi tassi previsti per la liquidazione. In pratica, l’impresa non deve anticipare nulla di tasca propria: in questo modo è stata accolta una specifica richiesta delle imprese che rischiavano di essere particolarmente penalizzate da questo provvedimento dovendo anticipare liquidità che normalmente possono invece utilizzare per altri investimenti. Nel caso in cui l’azienda chieda il finanziamento bancario, i versamenti in busta paga iniziano dal mese successivo a quello in cui viene concessa la linea di credito.

La possibilità di chiedere l’anticipazione in busta paga della liquidazione è riservata ai dipendenti del privato assunti da almeno sei mesi. La scelta può essere effettuata una sola volta ed è irreversibile fino al 30 giugno 2018. Le categorie che non possono richiedere il Tfr in busta paga sono le seguenti:

  • dipendenti del settore agricolo;
  • dipendenti domestici; 
  • dipendenti in servizio in unità produttive sotto cassa integrazione straordinaria;
  • dipendenti di aziende sotto procedure concorsuali e fallimentari o di ristrutturazione dei debiti;
  • lavoratori che hanno utilizzato il Tfr maturato a garanzia di un finanziamento bancario.

La domanda va presentata all’ufficio del personale dell’azienda, che poi deve trasmettere i dati all’INPS. L’istituto previdenziale certifica l’importo della retribuzione imponibile utile per il calcolo del Tfr utilizzando il Durc (documento unico di continuità contributiva).

ll dipendente riceve mensilmente le quote maturande di TFR, dal 1 marzo 2015 al 30 giugno 2018. Il primo versamento in busta paga arriva il mese successivo a quello della domanda.

Sulla liquidazione anticipata non si applica la tassazione separata del TFR ma quella ordinaria, meno favorevole.

In pratica, c’è il vantaggio di monetizzare subito somme che altrimenti vengono accantonate, compensato da una tassazione meno favorevole.

Possono chiedere l’anticipazione anche i dipendenti che versano il TFR ai fondi pensione. L’anticipo riguarda il TFR maturando, non quello maturato negli anni precedenti, che resta accantonato, e che eventualmente si può chiedere utilizzando norme già esistenti.

 

 

Il commento di Tazza

«Questa misura riteniamo non vada nella direzione di dare sollievo alle imprese anche se il suo intento inziale era di aumentare il reddito dei lavoratori al fine di incrementare la loro disponibilità economica e quindi sostenere  la necessità di rilanciare i consumi.

Tuttavia la liquidazione anticipata è soggetta a tassazione ordinaria- e quindi starà al lavoratore calcolare quanto gli convenga scegliere per questa opzione, tra l’altro irreversibile fino al 2018; inoltre la situazione drammatica in cui si trovano certe aziende non è facilmente risolvibile con il trattamento agevolato riservato loro dagli istituti di credito.

Dobbiamo partire dal presupposto che sono le PMI ad essere il motore economico del nostro paese, senza le quali non ci sarebbe occupazione, senza le quali non ci sarebbe un reddito disponibile ai lavoratori e quindi ai consumi. Questa misura parte dal presupposto contrario. Finché non c’è questa consapevolezza, si rischia di adottare soluzioni effimere che non risolvono il problema alla radice e che mettono in seria difficoltà uno dei più importanti comparti economici del Paese».

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