martedì 16 luglio 2024

SISTEMA IMPRESA

28-04-2014

Primo trimeste 2014, -24.000 imprese

Unioncamere, saldo negativo ma migliore rispetto al 2013




 

 

Il saldo del sistema delle imprese italiane, all’inizio del 2014, è migliore rispetto all’anno scorso nonostante sia ancora negativo. Il quadro di sintesi che emerge dai dati sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre dell’anno fotografati attraverso Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta pe Unioncamere da InfoCamere.  In un trimestre che tradizionalmente consegna un bilancio negativo all’anagrafe delle Camere di commercio, il saldo del primo trimestre 2014 (-24.490 imprese) si segnala per una decisa inversione di tendenza rispetto al 2013, che contava oltre 31mila imprese in  meno. Sul risultato ha influito, in particolare, il rallentamento delle cancellazioni (10mila in meno rispetto al primo trimestre dell’anno scorso, pari ad una contrazione del -6,7%), un dato che ha compensato fortemente il lieve calo delle iscrizioni (circa 3mila unità in meno rispetto al primo trimestre 2013, il 2,7%). In conseguenza di queste due dinamiche, lo stock delle imprese esistenti a fine marzo si attesta a 6.012.366 unità, di cui 1.390.064 (il 23,1%) artigiane.

Dal punto di vista delle forme giuridiche, il contributo positivo più consistente al saldo è venuto dalle imprese costituite in forma di società di capitali (+9.387 unità nel trimestre, in lieve aumento rispetto al 2013). Saldo positivo (+557 unità) anche per le “altre forme” (sostanzialmente corrispondenti alle imprese cooperative). In Italia tutte le regioni – con l’unica eccezione del Lazio, stabile - evidenziano saldi negativi, con in testa Friuli Venezia-Giulia (-1,17%), Marche (-0,81%) e Piemonte (-0,78%). Tra i settori, saldi positivi si registrano unicamente nelle attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+1.817 unità, per una crescita superiore all’1%), nell’assistenza sociale (+332) e nella fornitura di energia (+213). Rispetto al trimestre 2013, pur continuando a far registrare un segno “meno” davanti al proprio saldo, i tre settori più numericamente più consistenti dell’economia evidenziano tutti un’inversione di tendenza, con perdite dello stock più contenute rispetto a dodici mesi fa: le costruzioni (-0,98% contro -1,40%), il commercio (- 0,45% contro -0,59%) e le attività manifatturiere (-0,65% contro -0,88%).

Il quadro generale

Il primo trimestre dell’anno consegna tradizionalmente un bilancio negativo poiché riflette l’accumularsi di cessazioni contabilizzate a gennaio ma riferibili in realtà agli ultimi giorni dell’anno precedente, cosicché i registri camerali rilevano queste chiusure con il bilancio del primo trimestre dell’anno. Alle indicazioni in senso positivo suggerite dal sensibile calo delle cessazioni (come detto, circa 10mila unità in meno rispetto al primo trimestre del 2013), si associa una rinnovata attenzione ai freni che rallentano la vitalità imprenditoriale: il dato sulle iscrizioni del primo trimestre del 2014 è infatti il peggiore dell’ultimo decennio, segno che – nonostante i miglioramenti del quadro internazionale e le più solide prospettive di ripresa dell’economia italiana - le condizioni del mercato continuano a sugerire una certa cautela a chi nutre progetti imprenditoriali. 

Sul territorio

I dati disaggregati in base alle quattro grandi circoscrizioni territoriali, mettono in luce saldi negativi fra iscrizioni e cessazioni per tutte le macroaree, sia per le imprese nel loro complesso, che per le sole imprese artigiane. Esaminando le singole circoscrizioni, il Centro fa registrare il migliore risultato del periodo: solo -2.960 imprese, pari a una variazione negativa dello stock dello 0,23%. Dall’analisi della composizione percentuale dei flussi delle aperture e chiusure, il Centro mostra una percentuale di iscrizioni (22,1%) superiore al proprio peso percentuale sul totale delle imprese italiane (21,6%) calcolato alla fine del trimestre precedente. E poiché, al contrario, il peso delle proprie cessazioni (20,3%), risulta inferiore a quello del proprio peso sul totale, la quota di saldo negativo di cui è responsabile è poco più del 12% del totale, segno di una significativa resistenza ai colpi della crisi. Il contributo maggiore al risultato negativo del trimestre arriva invece dal Mezzogiorno, dove le 8.570 imprese che a fine marzo sono mancate all’appello rappresentano il 35% di tutto il saldo, due punti percentuali in più del peso che il Sud ha in termini di imprese registrate (il 32,9%).

 

A seguire troviamo il Nord-Est, responsabile del 28,3% del bilancio del trimestre, una quota addirittura superiore di 9 punti rispetto al proprio peso in termini di imprese sul totale (pari al 19,4%). Chiude il Nord-Ovest, che nonostante il suo peso in termini di imprese sul totale sia di poco superiore al 26%, ha contribuito al saldo negativo del periodo con una quota pari al 24,6%.

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