martedì 16 luglio 2024

SISTEMA IMPRESA

06-02-2014

La corte dei conti chiede i danni a Standard & Poor’s

Tazza: «Attenzione alle agenzie di rating, destabilizzano i mercati»




Venezia e la sua laguna, il centro storico di Firenze, gli scavi archeologici di Pompei e la Valle dei Templi ad Agrigento. Un patrimonio artistico e culturale, quello italiano, dal valore inestimabile.

In nome di questo valore, la corte dei conti potrebbe chiedere, con dettagli che verranno rivelati il prossimo 19 febbraio - 234 miliardi di euro di danni all’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P) per il declassamento ingiustificato del debito italiano. Secondo i magistrati contabili, che confermano l’azione ma ancora in fase istruttoria, l’agenzia non avrebbe tenuto conto della storia, dell’arte e del paesaggio italiano.

 

Patrimonio artistico come forza economica

Le motivazioni sono dettate dal fatto che il patrimonio artistico è alla base della forza economica dell’Italia che, per l’appunto, detiene il maggior numero di beni artistici e culturali del mondo conteggiando ben 49 siti nella lista Unesco. Il declassamento del debito pubblico italiano ha peggiorato la situazione delle finanze statali, obbligando i governi ad approvare misure di emergenza che hanno pesantemente inciso sulle imprese e sulle famiglie. Standard & Poor’s e le altre due grandi agenzie di rating Moody’s e Fitch hanno declassato, con estrema rigidità, il debito italiano nel 2011, in uno dei momenti più gravi della crisi economica in Europa, aumentando di fatto le tensioni.

 

Previsioni per il 2014

È di metà gennaio, inoltre, la notizia dell’ennesima minaccia di Standard & Poor's. L'agenzia potrebbe, infatti, abbassare il rating dell’Italia a BBB, se concluderà che il governo Letta non è in grado di attuare politiche che aiutino a ripristinare la crescita e a evitare che gli indicatori del debito pubblico si deteriorino oltre le aspettative attuali. 


Un declassamento, ha spiegato l'agenzia di rating, potrebbe anche dipendere da ritardi nell'affrontare alcune situazioni nei mercati del lavoro, dei servizi e dei prodotti, che stanno frenando la crescita. Si attende per questo che l'esecutivo applichi le riforme strutturali, affinché l'outlook dell'Italia possa passare da negativo a stabile. Per l'agenzia di rating internazionale il pil dell'Italia crescerà solo dello 0,5% tra il 2014 e il 2016. Si tratta di previsioni decisamente più fosche rispetto a quelle dell'esecutivo, che invece intravede una crescita del 2% nel 2015. A limitare la crescita sono la debole domanda di lavoro, le strette condizioni del credito e le condizioni deflazionistiche. Anche nel 2016 il prodotto dell'economia italiana resterà quasi del 7% al di sotto dei livelli del 2007.

 

 

Il commento di Tazza

 

«Il caso, che è stato anche ripreso dalla stampa internazionale con toni forse troppo ironici» afferma il presidente di Sistema Commercio e Impresa, Berlino Tazza «pone l’occasione di riflettere sul ruolo delle agenzie di rating. Il loro operato non sempre è trasparente e non sempre ha finalità di corretta valutazione di imprese e paesi. Un outlook negativo troppo semplicemente attribuito a un paese in difficoltà come il nostro, può determinare conseguenze non trascurabili all’intero sistema. Un esempio su tutti in merito alla bontà delle valutazioni delle agenzie di rating: la società finanziaria Lehman Brothers, alle soglie del fallimento che ha causato la crisi mondiale che viviamo ancora oggi, era valutata Aa».

 

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