SISTEMA IMPRESA
18-07-2022
Estate 2022: commercio, turismo e terziario
Il presidente Tazza: «Pesano rincari ma con politiche di rinforzo Pmi possono farcela»
L’estate 2022 può rappresentare un punto di svolta positivo per il commercio, il turismo ed il terziario ma solo in presenza di politiche di sostegno adeguate e progettualità capaci di valorizzare le eccellenze dei territori. Uno scenario che, come spiega il presidente di Sistema Impresa Berlino Tazza, deve puntare alla cooperazione tra attori pubblici e privati conferendo un ruolo primario alle organizzazioni di categoria che hanno la funzione di rappresentare il mondo delle imprese. «Ci sentiamo responsabili – commenta Tazza – in merito alla situazione delle imprese associate ed è il motivo per cui i nostri staff sono sempre al lavoro per codificare proposte che siano in grado di agevolare le potenzialità di rilancio di un settore, il commercio, che fatica ad uscire dalla lunga coda della crisi pandemica. Ci sono problematiche con le quali le istituzioni ed i decisori pubblici devono fare i conti nel momento in cui vengono ideate le azioni con valore compensativo. Occorrono interventi di alleggerimento fiscale per aiutare gli imprenditori che, non dimentichiamolo mai, svolgono anche un ruolo insostituibile di presidio sociale e di promozione territoriale».
Presidente, quali sono le principali criticità e come sta andando la stagione estiva per gli operatori del settore?
«Lo strumento del credito d’imposta deve essere utilizzato in riferimento alle bollette e ai costi fissi aggiuntivi dettati dall’aumento dei prezzi delle forniture o di novità quali l’adozione del Pos che espone le imprese al rischio delle sanzioni e che prevede le commissioni bancarie non sempre giustificate. I saldi sono partiti con il piede giusto dimostrando la volontà dei consumatori di fare gli acquisti in un periodo strategico e manifestando la capacità degli imprenditori di fare proposte interessanti sul piano del rapporto tra la qualità e il prezzo della merce. Indubbiamente la situazione di incertezza generale dovuta ai rincari esponenziali delle bollette e dei carburanti rende tutto più difficile. In un contesto di questo tipo, infatti, è inevitabile che la predisposizione al consumo sia in ogni caso più contenuta rispetto ad altri periodi in cui fortunatamente non si registravano fenomeni inflattivi che stanno colpendo duramente l’economia locale e nazionale. Direi quindi che le condizioni ambientali non sono tra le più promettenti anche se la stagione sta dando soddisfazione ai commercianti pur in presenza di un quadro complessivo che erode i guadagni rispetto alle attese. Il ricordo delle attività chiuse a causa dell’emergenza sanitaria, peraltro, è molto vivo nella memoria degli operatori e quindi anche solo il fatto di vedere un flusso in uscita della merce alleggerendo le scorte di magazzino è un aspetto che genera chiaramente fiducia per il futuro. Ma allo stesso tempo non si può tacere il fatto che in una situazione di costi normali, non viziati cioè dai rincari, i guadagni sarebbero superiori. E vi posso garantire che dopo la pandemia c’è la necessità di guadagnare e riportare in attivo le imprese».
Stagione estiva: abbiamo detto dei fattori critici legati al caro bollette e all’inflazione. Ma i posti di lavoro?
«La capacità occupazionale del commercio e del turismo è sempre stata elevata. Una prerogativa che proprio nei mesi estivi beneficiava di forti e inedite opportunità grazie al fenomeno del lavoro stagionale. Un fenomeno che pure si sta manifestando ma in una misura controversa a causa di un contesto normativo non favorevole se non, a volte, dichiaratamente oppositivo dal momento che riduce la capacità attrattiva sul piano dell’occupabilità e di un felice incontro tra domande e offerta di lavoro. Molto spesso i nostri legislatori promuovono soluzioni che rispondono ad un impianto ideologico più o meno mascherato oppure inseguono la strategia di compensare sacche di elettorato. Gli interventi che si sono concentrati sulla precarietà del lavoro stagionale tra il Jobs Act, la Naspi, il reddito di cittadinanza soprattutto e la modalità dei voucher hanno generato un contesto poco favorevole che disincentiva piuttosto che incrementare il lavoro stagionale con il risultato che spesso il commercio è in grado di offrire posti di lavoro, per quanto a tempo determinato, che non incontrano soddisfazione sul piano della domanda e delle candidature. Siamo all’assurdo. La realtà dei fatti imporrebbe la necessità di un assetto che consenta alle imprese di pagare meno il costo del lavoro e ai lavoratori stagionali di guadagnare di più ottenendo il giusto compenso per il carattere temporaneo delle mansioni richieste».
Il marketing territoriale può essere una delle soluzioni primarie per rendere i nostri territori più attrattivi sul piano turistico e produttivo?
«Sono assolutamente d’accordo ma serve un’abitudine al lavoro in team. Gli obiettivi del rilancio e del varo di nuove prospettive di crescita sono obiettivi complessi che richiedono una vera unione di intenti progettuali insieme ad una estesa capacità di intervenire sul piano delle risorse. Ad esempio: il progetto di marketing territoriale del sindaco di Pizzighettone Luca Moggi, una cittadina in provincia di Cremona, va in questa direzione quando si pone la meta di riqualificare il prestigioso complesso storico delle casematte sul fiume Adda coinvolgendo il mondo delle imprese. Pizzighettone è oggettivamente uno dei comuni più suggestivi e attraenti del territorio. Il piano di ripristino riunisce una progettualità importante e diffusa che coinvolge più attori: l’amministrazione comunale, pronta ad investire risorse importanti; Regione Lombardia che può intervenire con un bando segnatamente rivolto a promuovere strategie di rilancio locale come il Bando Arest; un’università prestigiosa come il Politecnico di Milano che ha elaborato un programma di rigenerazione urbana e naturalistica; una società consortile come Reindustria che ha il compito di raccogliere le manifestazioni di interesse del mondo delle imprese così da valorizzare l’area ai fini dei nuovi insediamenti produttivi e commerciali. Anche le organizzazioni datoriali sono sollecitate a generare attenzione presso le imprese associate. La nostra articolazione territoriale, per esempio, ha sensibilizzato gli iscritti mettendo a disposizione anche le competenze con una figura dedicata. Pizzighettone delinea così un esempio virtuoso di marketing territoriale. Una opportunità che non può tradursi in realtà in assenza di un’ampia partecipazione e di una unanimità di intenti da parte degli attori pubblici e privati».
I Distretti Urbani del Commercio si possono inserire utilmente all’interno di una strategia di valorizzazione delle eccellenze locali?
«I Duc sono fondamentali e lo sono ancora di più se operano in contesti di prossimità e di coerenza sul piano geografico, logistico e dei trasporti. I Distretti hanno il compito di valorizzare il commercio in termini innovativi promuovendo le forme di aggregazione per accrescere le proposte economiche, sociali e culturali. Si tratta certamente di una delle strategie di maggiore successo ideata da Regione Lombardia che, grazie ai Duc, ha individuato una politica concreta per incentivare il commercio urbano con il grande merito di rafforzare il sentimento di identità e di appartenenza su scala locale. Allo stesso tempo l’efficacia di questo strumento è da rintracciarsi nella capacità di fornire una regia unitaria che si fonda sul partenariato pubblico e privato. I Duc possono operare sul territorio di un unico Comune oppure sul territorio di più Comuni».