SISTEMA IMPRESA
11-02-2021
Fiducia a Draghi, aziende al centro del rilancio
Tazza: «Basta improvvisare, Draghi scelta autorevole. Subito soluzioni concrete per il terziario»
«L’incarico a Mario Draghi costituisce una opportunità per il Paese che gli italiani, come peraltro dimostrano le rilevazioni demoscopiche, hanno colto con fiducia. In un contesto così critico servono due elementi che ormai tra i politici di professione stanno diventando rari: la competenza e l’esperienza». Esordisce così Berlino Tazza, presidente di Asvicom Cremona, che in virtù del ruolo di vertice ricoperto a livello regionale e nazionale della confederazione Sistema Impresa è abituato ad avere confidenza con i temi della politica nazionale.
«Il nostro dialogo nel Patto per lo Sviluppo di Regione Lombardia e nelle Commissioni parlamentari è continuo. Abbiamo i canali ed i contenuti per far valere la voce delle imprese del terziario. Dal nuovo governo mi aspetto un confronto più serrato con i decisori pubblici. Dalla crisi del Covid o se ne esce insieme, anche in riferimento alla relazione tra lo stato centrale e territori, o non se ne esce». Ma vediamo quali sono le priorità per il presidente di Asvicom e della confederazione nazionale SI che riunisce oltre 160mila Pmi per oltre un milione e mezzo di addetti.
La crisi del terziario continua ad aggravarsi. A che punto siamo e quali sono le priorità?
«La battuta di arresto ha una portata eccezionale e finora non è stata affrontata in termini adeguati. Bisogna cambiare passo. Servono contributi a sostegno dei negozi, degli ambulanti, degli agenti di commercio, dei pubblici esercizi, della filiera del turismo, e di tutte le imprese e lavoratori autonomi. La formula del ristoro non ha funzionato. Occorre una compensazione parametrata rispetto al mancato guadagno stimato sull’anno precedente. In Germania viene restituito il 75% del fatturato. Mi aspetto un piano definitivo di riaperture superando i divieti attuali e la divisione in fasce di rischio gialla, arancione, rossa. Naturalmente vanno mantenute in essere le misure di distanziamento sociale e di salvaguardia validi per ristoranti, bar, alberghi, palestre. Ma sono gli stessi titolari a chiedere la continuità».
I trasporti ed il turismo rappresentano ambiti strategici per Sistema Impresa. Quali sono le richieste?
«In merito ai trasporti, il vero anello debole della catena di prevenzione e di contrasto al Covid, è indispensabile attuare una strategia che coinvolga gli operatori privati. Si tratta di attori che devono essere integrati nei piani del Tpl in supporto all’azione del pubblico. In merito al turismo le aziende stanno affrontando una grave crisi di liquidità a causa del crollo delle entrate dovute ai divieti e alle prolungate interruzioni. In questo contesto le Pmi sono le più colpite dalla crisi. Il punto del credito è cruciale. Una corretta strategia nazionale ai fini del rilancio del settore deve quindi stabilire la possibilità di accedere ai finanziamenti da parte delle imprese vincolandoli, come peraltro chiedono i nostri imprenditori, al rispetto dei protocolli di salute pubblica».
Da marzo sarà possibile nuovamente interrompere i rapporti di lavoro. Come è possibile evitare l’emergenza sociale?
«Serve un’opera di riforma che faccia prevalere il buon senso e non gli accenti ideologici. Un aggiornamento degli ammortizzatori sociali non può sottrarsi dalla transizione da un modello troppo difensivista ad un paradigma più propedeutico al reimpiego. Un prolungamento indefinito della cassa integrazione non rappresenta certo la soluzione dal momento che un irrigidimento così eccessivo delle dinamiche del lavoro paralizza le imprese, compromette le strategie di rinnovamento e di competitività, la ricerca delle migliori prassi e l’acquisizione delle competenze necessarie a vincere la sfida del mercato. Inoltre penalizza le giovani generazioni e la costruzione di nuovi posti di lavoro. La Naspi deve essere riformulata. In assenza di un vero percorso formativo il lavoratore non può che rimanere in balia della rete pubblica degli uffici di collocamento che si è dimostrata incapace di intercettare i fabbisogni del mondo produttivo. La debolezza strutturale del pubblico risiede anche in un eccesso di frazionamento decisionale e rilancia necessariamente il ruolo degli operatori privati. È da stabilire infine con urgenza l’unificazione delle molteplici versioni delle azioni di sostegno includendo in modo permanente i lavoratori autonomi e indipendenti. La posizione di Sistema Impresa si inserisce coerentemente in un quadro di valorizzazione e potenziamento delle politiche attive che accomuna tutte le sigle datoriali di rilevanza nazionale».
Come si può raggiungere, sul fronte politico-sindacale, un traguardo così ambizioso?
«La risposta non può che includere due concetti basilari: l’attuazione di un negoziato vero e autorevole ed il rispetto della libertà sindacale. Perché la riforma degli ammortizzatori sociali possa davvero essere strutturale e proiettarsi in una dimensione di lungo periodo riteniamo che non possa esser disgiunta dal puntuale rispetto dell’articolo 39 della costituzione volto alla tutela della libertà sindacale. Un prerequisito fondamentale e irrinunciabile che però viene messo a rischio da una serie di anomalie. Cito un esempio facendo riferimento alla legge 92/2012 (Riforma Fornero) e al D.lgs. n. 148/2015 che hanno previsto l'istituzione dei Fondi di Solidarietà Bilaterali Alternativi in relazione ai settori dell'artigianato e della somministrazione di lavoro. In particolare le irregolarità si ravvisano nella correlazione tra il contributo unificato per l’adesione al FSBA non scindibile, per volontà delle Parti sociali costituende, da quello che determina l’iscrizione all’EBNA (Ente Bilaterale Nazionale Artigianato) e, simultaneamente, nell’impossibilità di un datore del comparto artigiano di versare al Fondo di Integrazione Salariale (FIS) presso l’INPS alternativamente al FSBA. Sistema Impresa, che ha nel proprio bacino di rappresentanza una importante quota di Pmi artigiane, ha ripetutamente e formalmente evidenziato tali anomalie nell’istanza di interpello presentata al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in data 18 aprile 2017, nel successivo sollecito del 19 luglio 2019 e nella comunicazione inviata al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo il 18 novembre 2020. In tutti questi documenti ufficiali si ravvisa come l’obbligo del versamento del cd “contributo unico” a EBNA/FSBA unitamente all’impossibilità di versare al Fondo d’Integrazione Salariale (FIS) renda difficilmente applicabile un qualsiasi altro CCNL del comparto artigiano sottoscritto da altre OO.SS. diverse da quelle dell’EBNA. Perché il negoziato possa concludersi positivamente è indispensabile impedire che si verifichino iniquità come è quella che ho appena descritto».
Un ultimo passaggio sul quadro politico nazionale ed europeo. Che cosa può rendere più praticabile la ripartenza.
«La stabilità prima di tutto. Non è un caso che la scelta di Mario Draghi, figura autorevole e stimata a livello internazionale ed in tutte le sedi decisionali prioritarie in ambito economico e finanziario, abbia generato un abbassamento immediato dello spread rendendo quindi più sostenibile l’indebitamento italiano. E’ quindi auspicabile che si formi al più presto una nuova maggioranza, la più ampia possibile, per dotare il Paese della stabilità necessaria affrontare il momento di difficoltà. Questo significa che tutte le forze politiche devono ritrovare una unità costruendo un governo di coesione nazionale che, proprio in virtù della sua capacità di inclusione e delle competenze che saprà esprimere, sia in grado di fronteggiare le sfide complesse dell’attualità. Credo che il nodo della qualità sia dirimente: troppo spesso la politica nazionale ha operato al ribasso in merito ai profili proposti e alle nomine in ruoli strategici senza tenere sufficientemente in considerazione il dato del percorso curriculare. Draghi rappresenta una inversione di tendenza e speriamo che i partiti lo sostengano in modo trasparente e intellettualmente onesto. In merito alle strategie dell’UE cogliamo con favore gli stimoli di una più spinta innovazione tecnologica delle imprese. Una priorità che a nostro avviso deve assorbire la quota principale delle risorse del Recovery Fund. Anche in sede europea i piani della ripartenza devono valorizzare al massimo l’imprenditorialità, la digitalizzazione ai fini di una crescente produttività, le politiche attive del lavoro incentrate sul ruolo strategico della formazione».