martedì 03 dicembre 2024

SISTEMA IMPRESA

06-04-2020

Sistema Impresa Lecce, Marasco: «Nel Sud partite Iva allo stremo, serve intervento di Stato e Ue»

Imprese e partite Iva travolte dal Covid. Sud Italia nel mirino della recessione, Luca Marasco (Sistema Impresa Lecce): «Ci stiamo giocando il nostro futuro, servono misure più forti e di lunga durata»




La crisi innescata dal Covid-19 sta mettendo in ginocchio l’economia nazionale. Una recessione che sta colpendo tutto il Paese. Ma a lungo andare, nel mirino, finiranno soprattutto le partite Iva e le imprese del Sud che fin da ora stanno accusando una battuta d’arresto drammatica. Si tratta dei territori più fragili sul piano produttivo che necessitano di misure più forti e di maggiore respiro. Stato centrale e Unione Europea devono attivarsi con urgenza. Ecco l’intervento di Luca Marasco, presidente di Sistema Impresa Lecce.

 

«Lamentiamo – dice Marasco - in questo momento, più che mai, la mancata solidarietà dell’Europa verso noi Italiani. Ne facciamo una colpa particolare alla Germania ed ancora più nello specifico al suo cancelliere Angela Merkel. Lungi da me convincere qualcuno del contrario. Mi chiedo, però, se al di là di colpe, vere o presunte, lo stesso principio di Solidarietà possa tradursi nel nostro amato Paese in qualcosa di autentico e identitario, diverso da un insieme di azioni lasciate alla spontaneità di chi ne ha libera facoltà. Sono convinto che ci siano tante declinazioni di solidarietà “giusta” che possano diventare in qualche modo un fatto dovuto, un obbligo di legge».

 

«Mi viene in mente, innanzitutto, la solidarietà, fra il settore Pubblico ed il settore Privato. E’ certo che chi si troverà a mal partito da questo brusco arresto dell’economia sarà il popolo delle partita Iva, imprese e ditte individuali, con i loro collaboratori e dipendenti. Questa parte di popolazione pagherà prezzo salatissimo da quanto è accaduto. Mentre, in linea di principio, l’impatto su altre categorie come i dipendenti della pubblica amministrazione ed assimilati, i dirigenti e gli amministratori di aziende pubbliche, i politici, i pensionati di ogni settore, sarà inferiore. Perché allora non pensare ad un contributo da parte di questi ultimi trattenendo, magari solo per un’annualità, una piccola quota del loro reddito a favore delle misure che lo Stato potrà intraprendere per i primi?».

 

«Si potrebbe immaginare – spiega il presidente di Sistema Impresa Lecce - una riduzione del 5% e percentuali più elevate per redditi superiori ad una certa soglia. Un’altra forma di solidarietà “giusta” potrebbe essere quella di tassare una tantum i grandi patrimoni, immobiliari e mobiliari. Una piccola percentuale sui patrimoni a salire per scaglioni di reddito. Senza drenare liquidità questa tassa potrebbe essere anticipata dal sistema bancario e restituita in un periodo molto lungo. Abbiamo fatto qualcosa di simile con la tassa sui conti correnti per finanziare l’ingresso in Europa. Un'altra forma di solidarietà potrebbe essere quella di chiedere un contributo a quelle aziende italiane che hanno ottenuto grandi risparmi fiscali dall’aver trasferito le proprie sedi sociali all’estero, penso a tutte le holding olandesi e lussemburghesi, sotto forma di sottoscrizione di titoli di Stato».

 

«Ancora, perché non varare un grande Patto con gli Italiani che possiedono il nostro debito pubblico? Rappresentano, mi risulta, oltre il 60% del debito pubblico. Se si offrisse loro di convertire i titoli in loro possesso con nuovi titoli estendendone la scadenza di 10, 15 o 20 anni a tassi attraenti – in aggiunta, magari, a trattamenti fiscali di favore -  ridurremmo il rischio di rifinanziamento facilitando la programmazione della politica economica dei prossimi anni. Potremmo continuare».

 

«Il punto è il seguente. L’Europa e l’intera comunità economica internazionale ci giudicano per essere anche il Paese degli sprechi e degli scandali. Ecco allora che il nostro Paese deve dare una grande risposta. Dobbiamo dimostrare quanta forza interna abbiamo. Quanti sacrifici siamo disposti a fare in prima persona noi italiani prima ancora di pretendere dagli altri la giusta risposta. Sicuro che l’Europa, il mondo, ci guarderanno con occhi diversi e ci rispetteranno molto di più. Non solo per il nostro talento e le nostre eccellenze, la bellezze naturali ed il patrimonio artistico e culturale,  ma anche per la serietà e responsabilità. Nel frattempo miglioriamo anche i nostri conti pubblici. Mi sembra il momento buon per cavalcare questa onda di entusiasmo che a livello sotterraneo si avverte, nascosta dalla paura di non farcela e dall’angoscia della tragedia mondiale che ci sta privando di tante vite umane. Si avverte un desiderio di ricostruzione del paese, di rinnovamento».

 

«Chi come noi – dichiara Marasco - non ha vissuto gli anni ‘60, si è spesso sentito rinfacciare dalle generazioni passate che avremmo dovuto ringraziare loro per avere ereditato un paese che dal niente, dalle macerie di due guerre mondiali ha saputo riscattarsi e creare democrazia e benessere. È una verità. Poi però le grandi crisi economiche. La pandemia…Nemici e mali più grandi di noi. Adesso e’ il nostro momento; dovremo fare la nostra parte. Le nostre scelte saranno decisive per le future generazioni ora più che mai. Se capiamo che la porta della solidarietà è la migliore resa onorevole possibile e che altrimenti ciò che oggi potremmo donare domani ci verrebbe tolto in maniera anche più devastante, avremo vinto due volte».

 

«Uno Stato debole – conclude il presidente di Sistema Impresa Lecce - significa imposizione di maggiori tasse in maniera più strutturale, minori servizi, maggiore instabilità politica e sociale, minore valore dei salari in termini reali, minori certezze pensionistiche e previdenziali, minore valore del nostro patrimonio immobiliare e mobiliare. Pertanto, se da un lato, questa freddezza dei nostri partner europei ci getta nello sconforto e ci apre a scenari incerti e di grande instabilità, d’altro lato, propone prepotentemente il tema della necessità di uno Stato forte ed autorevole, maggiormente emancipato dall’umoralità del mondo esterno. Riappropriamoci del senso di Stato, come dei buoni padri di famiglia. Siamo tutti chiamati in causa. Alzando molto più in alto l’asticella delle nostre aspettative, certamente si innescherà un circuito virtuoso che travolgerebbe ogni cattiva abitudine. E i nostri grandi pregi si tradurranno prima di ogni cosa in qualità di vita oltre che in  maggiore valore di mercato del nostro sistema paese».

 

 

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