martedì 16 luglio 2024

SISTEMA IMPRESA

20-02-2020

Il nuovo codice della crisi di impresa

Tazza: «Più minacce che opportunità»




Il 14 febbraio 2019 veniva pubblicato in G.U. il decreto legislativo n.14 del 12 gennaio 2019 con l’obiettivo di mettere a punto strumenti e controlli  atti ad anticipare l’emersione di crisi aziendali e quindi limitarne l’aggravarsi degli effetti, oltre che riformare le procedure concorsuali. Di fatto si tratta del tentativo di evitare che il ritardo nel percepire segnali di crisi possa sfociare in crisi irreversibili per l’impresa.

La nuova normativa ha già dispiegato, in questi mesi, i primi effetti, per lo più di natura organizzativa, sulle competenze dei tribunali e sulle nuove figure di curatore, liquidatore o commissario giudiziale.

 

Le norme che, a nostro avviso, impatteranno direttamente sulle imprese entreranno in vigore dal prossimo 15 agosto 2020 con una ulteriore auspicabile nuova proroga, non ancora sancita, per le aziende sotto i 20 dipendenti o i 4 milioni  di euro di totale attivo di stato patrimoniale.

 

In estrema sintesi le misure che investiranno le aziende:

 

1. Le imprese dovranno adottare un assetto organizzativo e dotarsi di sistemi informativi capaci di una tempestiva rilevazione di ogni eventuale segnale di crisi, al fine di impostare strategie o azioni per riportare le stesse in equilibrio economico, patrimoniale e/o finanziario;

 

2. Molte imprese dovranno nominare un organo di controllo o un revisore, modificando statuti o atti costitutivi.  Infatti la nuova disciplina obbliga alle suddette nomine le società o cooperative a responsabilità limitata che per due esercizi consecutivi precedenti abbiano superato almeno uno dei seguenti tre limiti:

  • Totale attivo di stato patrimoniale superiore a  4 mln di euro;
  • Ricavi di vendite o prestazioni superiori a  4 mln di euro;
  • Media dei dipendenti occupati nell’esercizio superiore a 20 unità.

(nella prima stesura del Codice, secondo  la volontà del Guardasigilli Bonafede, questi limiti erano addirittura dimezzati).

 

«È facilmente intuibile che le finalità della norma, anche condivisibili nel voler cogliere per tempo gli indicatori di crisi aziendale per evitare il crac – commenta Berlino Tazza, presidente di Sistema Impresa -  nei fatti si traducono in ulteriori eccessivi controlli con nuovi e pesanti rischi e costi che graveranno su imprenditori, amministratori e imprese».

 

La Cgia di Mestre, a tal proposito, ha stimato in 3,7 miliardi di euro le spese che complessivamente le piccole e medie imprese dovranno sopportare per l’adeguamento alle nuove previsioni legislative.

Come se ciò non bastasse, nelle pieghe del decreto, c’è l’attacco al concetto di “responsabilità limitata” degli amministratori delle Srl, come ha ben scritto sul Il Sole 24 ore il giudice tributario Costantino Ferrara “…è stata cancellata con un colpo di spugna…”.  In concreto, se non si dimostra di aver fatto tutto il possibile per evitare la crisi, si risponderà e si pagherà con il patrimonio personale.

 

«Non si può accettare che – chiude Tazza – si continui a mortificare il mondo dell’impresa, trattandolo da nemico. Il Ministro della Giustizia, avendo avallato tutto questo, scoraggerà di fatto la nascita e la crescita delle imprese che non avranno interesse a raggiungere i limiti suddetti, consci di trovarsi di fronte a così tanta nuova burocrazia e ulteriori pesanti costi aziendali. Ci sembra davvero anacronistico. In un’epoca in cui l’Italia ha bisogno di nuova imprenditoria, di attrarre capitali privati italiani ed esteri, di decisi passi avanti nell’innovazione per recuperare terreno rispetto ai competitors europei e mondiali, si mettano in campo queste misure nei confronti degli imprenditori, misure che, neppure troppo velatamente, hanno un vago sapore ideologico e punitivo».

 

La confederazione Sistema Impresa ha promosso sul tema una prassi di riferimento presso UNI, ente di normazione italiano, dal titolo “Linee guida per l’attività di consulenza riguardante la composizione della crisi da sovraindebitamento e per i rapporti con gli Organismi di Composizione della Crisi (OCC)”. Nello specifico Sistema Impresa si è occupata di affrontare alcuni ambiti della “crisi di impresa”  col fine di rendere più accessibile lo strumento della “Composizione della Crisi” a tutti i soggetti sovraindebitati (persone fisiche, professionisti, imprenditori sotto soglia di fallibilità, imprenditori agricoli e startup) con l’obiettivo di permetter loro di sbloccare le posizioni di sofferenza e consentire alle imprese di ripartire.

La prassi è terminata e dal 20 febbraio è entrata nella successiva fase di pubblica consultazione della durata di 30 giorni terminati i quali sarà Prassi di riferimento UNI definitiva.

  • ebiten nazionale
  • formazienda
  • fidicom asvifidi
  • fondo di assistenza sanitaria