martedì 16 luglio 2024

14-07-2020

Turismo al collasso. Tazza: «Una crisi mai vista»

Bonus vacanza e aiuti al settore. Il presidente Tazza: «Il bonus vacanze del governo ininfluente, servono risorse vere per sostenere le aziende del comparto»




Il bonus vacanza, la misura predisposta dal governo per risollevare aziende alberghiere, b&b e campeggi sostenendo il settore turistico in una stagione estiva destinata ad essere penalizzata dalla minaccia del Covid-19, presenta gravi criticità. In una nota congiunta lo rilevano Codacons, l’associazione che tutela i diritti dei consumatori, e Sistema Impresa, la confederazione nazionale delle Pmi che rappresenta 160mila imprese in tutta Italia con una prevalenza nel settore terziario e con una presenza incisiva nel comparto turistico e ricettivo.

 

Berlino Tazza, presidente nazionale di Sistema Impresa commenta in questo modo il bonus elaborato dal governo: «Si qualifica come uno sconto sul pagamento del pernottamento ma ha il difetto di essere interamente a carico della struttura ospitante attraverso la modalità del credito d’imposta». Il ‘bonus vacanze’ ha un valore compreso tra i 500 euro e 150 euro in base al numero dei componenti del gruppo familiare e viene finanziato tramite un credito, appunto, sulla materia imponibile a vantaggio della struttura alberghiera.

 

Continua Tazza: «Il bonus, come rilevato da Codacons, è stato richiesto ad oggi solo da 225.000 cittadini contro i circa 30 milioni di italiani che andranno in vacanza. Il numero aumenterà ma è evidente che la tendenza iniziale, registrata all’inizio di luglio e quindi con la stagione già avviata, risulta decisamente insufficiente rispetto alle necessità di rilancio del settore. Una situazione che dimostra tutti i limiti della misura presentata inizialmente come la panacea per il comparto. In realtà ne usufruiranno in pochi e non si aiuterà concretamente il settore del turismo che sta pagando duramente, e più di altri, le conseguenze della pandemia». Ma sentiamo che cosa ci ha detto il presidente di Sistema Impresa.

 

 

Si calcola che siano pochi gli albergatori che aderiranno all’iniziativa. Perché?

È una soluzione che, purtroppo, non risolve il punto nodale della liquidità: le aziende non sono messe nelle condizioni di fare cassa proprio nel momento in cui sono chiamate a sostenere investimenti ingenti e imprevisti per onorare le misure anti-Covid ritornando ad operare, quando possibile, dopo i mesi di cassa integrazione e di mancato guadagno. È questo il deterrente chiave che ha spinto, per il momento, la maggior parte delle strutture a non aderire. Solo le realtà mediamente più grandi possono permettersi di ricorrere al credito d’imposta anche perché, sul fronte della gestione amministrativa, la procedura risulta molto onerosa e impegnativa. Come sempre, in Italia, quando si cerca di semplificare si ottiene l’effetto contrario. Dai nostri associati, che rientrano prevalentemente nella categoria delle micro, piccole e medie imprese abbiamo ricevuto reazioni tutt’altro che positive e molto allarmate per la grave condizione in cui versa il settore turistico e ricettivo. Molti imprenditori alberghieri ci hanno confermato che pur ricorrendo al bonus avranno serie difficoltà a garantire l’ordinario. C’è molta preoccupazione per il futuro. In molti temono di non farcela a raggiungere il termine del 2020.

 


Quali sono le maggiori difficoltà per gli operatori del settore?

La domanda dei soggiorni e  dei pernottamenti è precipitata vertiginosamente. Se le località marittime e montane possono sperare in un miglioramento tra luglio e agosto, per le città d’arte la situazione è davvero drammatica. La maggior parte degli imprenditori non sa se verrà prorogata la cassa integrazione e per molti questo è uno strumento che ormai è diventato indispensabile. Ci sono strutture che non hanno ancora riaperto e altre che lo hanno fatto parzialmente.  Occorre che il governo proroghi la Cig alla fine dell’anno altrimenti si rischia di trovarsi di fronte ad una crisi senza precedenti a causa di chiusure e licenziamenti. Una battuta d’arresto che rischia di ripercuotersi a livello sociale e territoriale. Già ora la situazione appare drammatica se si pensa che secondo dati Istat il 38,8 % delle aziende italiane è a rischio sopravvivenza. È una cifra impressionante, pari al 28,8% dell’occupazione. Parliamo di circa 3,6 milioni di addetti. Davanti a questo scenario il governo dovrebbe fare di più».

 

 

Un quadro drammatico. E le aziende del turismo sono tra le più esposte alla crisi.

Nel settore dell’accoglienza sei alberghi e ristoranti su dieci rischiano la chiusura entro un anno a seguito dell'emergenza Coronavirus mettendo in pericolo oltre 800 mila posti di lavoro. Nel comparto si definiscono a rischio di sopravvivenza il 65,2% delle imprese di alloggio e ristorazione. A queste si aggiungono il 61,5% delle aziende dello sport, della cultura e dell’intrattenimento. Bisogna poi considerare il colpo violentissimo che è stato inferto alle imprese dei trasporti. Il turismo rappresenta il 13% del Pil italiano. Accettare passivamente un tracollo in questo ambito significa mettere in pericolo l’intera capacità del Paese di produrre ricchezza.

 

 

Quali sono le azioni necessarie per attuare il rilancio?

Servono iniziative di sostegno capaci di salvaguardare congiuntamente i settori del turismo e dei trasporti. Bisogna promuovere campagne marketing nella Ue e nel mondo in grado di rafforzare l’immagine dell’Italia come un Paese sicuro. Le nostre articolazioni territoriali denunciano da mesi disdette e mancate prenotazioni in tutte le regioni che interessano soprattutto i viaggiatori che provengono dall’estero e francamente mi sarei aspettato, a livello ministeriale e governativo, un pacchetto di misure specifiche e coordinate. Invece abbiamo visto che sono state le regioni, spesso con risultati contrastanti, a prendere l’iniziativa. Inoltre il turismo non può essere pensato in modo avulso dal sistema dei trasporti. Altri Paesi hanno destinato risorse ingenti per risollevare il trasporto pubblico non di linea. Serve più coraggio per contrastare la crisi e soprattutto bisogna smetterla con la strategia meramente mediatica delle riforme a costo zero. Occorre un fondo dedicato per destinare sussidi e sgravi. È necessario intervenire con il taglio dell’iva su merci e servizi. C’è infine da considerare il rischio della criminalità organizzata che ha già iniziato a sfruttare le difficoltà sul fronte creditizio e bancario per assumere il controllo delle aziende più fragili».

 

 

La stessa situazione nei diversi territori?

Gli imprenditori sono concordi nel rilevare l’inconsistenza del bonus vacanze del governo Conte e sono in molti ad avvertire insofferenza verso l’inspiegabile timidezza dell’esecutivo che si ostina a non proporre misure di rilancio per un settore così cruciale. Sul fronte turistico si stanno delineando due contesti differenti. Uno, sempre in difficoltà ma con più chance di sopravvivenza, è quello tradizionale delle vacanze al mare e in montagna. Una crisi molto più dura, stando ai primi dati sulle presenze e sui pernottamenti, ha colpito invece le città d’arte. Il fenomeno recessivo ha colpito le grandi capitali della cultura ma anche le città di media e piccola dimensione che però, in Italia, hanno un peso specifico notevole sui dati aggregati e hanno saputo sviluppare filiere ricettive eccellenti miscelando con abilità aspetti relativi all’attrattività culturale e all’enogastronomia. Un mondo che rischia di scomparire se non adeguatamente sostenuto. È necessario fin da subito attuare alcune misure urgenti: prolungamento della cassa integrazione, accordi con le amministrazioni territoriali per varare pacchetti specifici sul turismo di prossimità, fondi per il rilancio di fiere ed eventi. Consideriamo inoltre, come dicevo in precedenza, che il sistema turistico vive di relazioni profondamente integrate tra alberghi, strutture ricettive, agenzie di viaggio, aziende della ristorazione, trasporti e autonoleggio. L’ambito della mobilità va potenziato valorizzando il trasporto pubblico non di linea attraverso un’azione di stimolo a favore di imprese di bus e Ncc. È del tutto evidente che occorrono risorse e che queste debbano essere reperite dallo Stato centrale. Sul tema della sostenibilità finanziaria l’apertura della Commissione europea sull’accesso a più ampi margini di flessibilità deve essere colta con immediatezza soprattutto in riferimento ai contributi a fondo perduto e ai prestiti agevolati del Recovery Fund. Il Paese ha bisogno di capacità di visione e azione. Non c’è più tempo e l’esecutivo deve farsi carico dell’urgenza».

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