giovedì 21 novembre 2024

22-04-2020

Pandemia e ‘Cura Italia’, Zucchi: «Non si torna indietro, dal governo più risorse per ripartire»

«Se l’Italia vuole sconfiggere il Covid deve costruire una vera unità di intenti e di azione. Il governo capisca che siamo al punto di non ritorno. Finora misure insufficienti. Bisogna fare di più per ripartire»




«Se l’Italia vuole sconfiggere gli effetti economici del Covid19 deve costruire una vera unità di intenti e di azione. Siamo davanti ad una svolta epocale per il mondo produttivo», così il segretario generale di Sistema Impresa Enrico Zucchi in merito ai danni provocati dalla pandemia sull’economia nazionale.


Che cosa ci aspetta nell’immediato futuro?

«Lo scenario appare estremamente difficile e complesso. Riapriranno meno imprese, ci saranno meno occupati e più persone in cerca di occupazione. Il terziario, sotto questo punto di vista, sarà maggiormente penalizzato. Bar, pizzerie, ristoranti sono maggiormente esposti al rischio del contagio. La serrata si è resa necessaria ma ci proietta obbligatoriamente in un contesto socio- economico diverso. Non diamo per scontato che le misure di precauzione determinate dal governo siano idonee a garantire una continuità lavorativa. Manifesto già da ora notevoli perplessità rispetto ai pubblici esercizi che saranno costretti a riorganizzare interamente l’attività».


La Fase 2 avrà successo?

«Non possiamo commettere errori. Nessuno, né lo Stato né il mondo delle imprese, può permettersi un secondo lockdown. Tuttavia agli imprenditori deve essere chiaro che la loro attività ripartirà con un ospite indesiderato. Si renderà, quindi necessario adottare modelli di organizzazione e gestione della sicurezza dei luoghi di lavoro orientati al contrasto e al contenimento del virus. Credo che sarà indispensabile ripensare in profondità l’organizzazione del lavoro sfruttando ampiamente l’innovazione tecnologica».


La digitalizzazione avrà un ruolo decisivo?

«La digitalizzazione, che in questo periodo ha rivelato tutto il suo valore aggiunto, sarà determinante nella Fase 2. Il ricorso all’innovazione tecnologica si renderà necessario ed esteso ai fini della ripartenza. Ma a livello istituzionale si richiede una presa di posizione all’altezza della sfida che ci attende. Devono essere garantite le risorse per assicurare sostegno al reddito fino alla fine dell’emergenza mentre fin da ora le misure stabilite dall’esecutivo Conte con il decreto ‘Cura Italia’ appaiono insufficienti e incapaci di sostenere il momento di difficoltà in vista di un riavvio che potrà esserci solo in presenza di azioni di aiuto più durature e consistenti».


Che cosa si aspettano le imprese dal governo nazionale?

«Lo Stato centrale deve manifestare una reale vicinanza alle piccole imprese e ai professionisti sostenendo i due soggetti che hanno sempre alimentato la capacità di crescita del modello Italia. Bisogna immettere nel sistema economico denaro reale evitando gli inutili giroconti di poste di bilancio. Contemporaneamente bisogna consentire a chi è obbligato a rimanere a casa di prepararsi ad un nuovo assetto socio-economico. A tale scopo è necessario destinare molte risorse per la formazione di imprenditori, lavoratori e studenti. Riconoscere 600 euro d’indennità ai titolari di partita Iva obbligati a chiudere non è abbastanza. È indispensabile alzare fino a 2mila euro l’entità del sostegno. In merito ai prestiti, inoltre, devono essere a fondo perduto per non spingere gli imprenditori ad indebitarsi in maniera irreversibile. L’Italia ha davanti a sé una sfida enorme sul piano del rinnovamento. Dobbiamo consentire al sistema produttivo nazionale di attrezzarsi per tempo e nel giusto modo. Nessuno, più del governo nazionale, ha il dovere morale di rendere possibile il tragitto. In gioco c’è il futuro di tutta la nazione».



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