20-04-2020
Via alla Fase 2, soldi alle imprese e zero burocrazia
Tazza: «Predisponiamo la “Fase 2”. Le aziende sono allo stremo: servono più soldi e zero burocrazia. Nei territori si costituiscano cabine di regia con istituzioni, categorie economiche e sindacati»
«Le conseguenze dell’emergenza sanitaria Covid 19 saranno pesantissime dal punto di vista economico e sociale, inutile negarlo. Occorre programmare una strategia efficace sia a livello nazionale sia a livello europeo per mettere il sistema paese nella condizione di ripartire» commenta Berlino Tazza, presidente di Sistema Impresa.
La confederazione Sistema Impresa rappresenta prioritariamente aziende del commercio, del turismo, dei trasporti e dei servizi ovvero il segmento produttivo finora più colpito dall’emergenza.
Della situazione attuale e delle possibili strategie da mettere in atto nella fase 2 e 3 dell’emergenza sanitaria abbiamo parlato con il presidente Berlino Tazza.
Presidente com’è la situazione attuale per il settore che rappresenta?
Il terziario è il settore produttivo che, in previsione, rischia di pagare il prezzo più alto anche nello scenario di un ritorno alla normalità. Stimiamo una riduzione dei consumi nei primi 3 mesi del 2020 pari circa all’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un crollo delle vendite in tutti settori, per alcuni superiori al 90 per cento. Particolarmente drammatici i dati del comparto immatricolazione auto, abbigliamento, calzature e turismo che, da solo, vale il 13% del Pil nazionale e il 14,9% dell’occupazione. Nonostante le coraggiose attività di delivery, anche per la ristorazione si parla di numeri molto preoccupanti. Si prevede che una attività su cinque potrebbe non riaprire. I trasporti privati non vivono una situazione migliore. Si tratta di proiezioni mai viste. Occorre programmare una strategia di ripartenza puntuale, corale e condivisa con interventi urgenti da parte delle istituzioni a livello locale, nazionale ed europeo. Ciò che è stato fatto fino ad ora è poco e lacunoso».
Si riferisce al Decreto Cura Italia e al Decreto Liquidità
Servivano risorse immediatamente disponibili, in un regime di burocrazia azzerata, e con tempi certi soprattutto in riferimento ai prestiti bancari. Sistema Impresa, fin dal Decreto Cura Italia, ha manifestato la necessità delle imprese di avere accesso a contributi a fondo perduto per compensare anche solo parzialmente la perdita del fatturato e poter fronteggiare i mesi a venire. Invece le imprese vengono spinte ad indebitarsi ulteriormente rinviando un problema che richiede una risposta più strutturale e tempestiva. I passaggi che interessano le istruttorie delle banche sono troppi. Così si indeboliscono irrimediabilmente le micro e piccole imprese che hanno già serissimi problemi di liquidità. Se aggiungiamo il fatto che l’eventuale prestito dovrà essere indirizzato in buona parte al pagamento delle tasse incombenti, è evidente che il nostro giudizio sul decreto non può che essere negativo. La liquidità somministrata a fondo perduto nelle vene produttive del Paese rimane la sola e unica strada da percorrere.
La strategia comunitaria sarà fondamentale per la ripartenza del Paese…
La discussione in Europa deve trovare un'intesa sulle misure straordinarie da mettere in campo per fronteggiare la grave crisi in atto. Sistema Impresa, all’inizio del mese di aprile, aveva indirizzato una lettera al Presidente Mattarella sottolineando le preoccupazioni di migliaia di imprese e lavoratori circa l’emergenza Coronavirus che sta mettendo a durissima prova il tessuto economico del Paese.
Oggi, come allora, auspichiamo che venga individuata una soluzione consensuale, fondata sul principio della solidarietà e sul reciproco interesse dei Paesi membri dell’Unione Europea. Resta la preoccupazione nei confronti delle nazioni che si ostinano ad individuare nel Meccanismo Europeo di Solidarietà (MES) lo strumento più idoneo per risolvere l’emergenza.
Non riteniamo che l’impiego del Mes sia l’opzione più adeguata. Il sistema produttivo nazionale non merita di essere trascinato in una trappola che può solo prosciugare ulteriormente le risorse materiali e morali del Paese. Gli effetti della crisi vanno combattuti con l’emissione di titoli di Stato comuni, garantiti da tutti i Paesi dell’Eurozona con tassi di interesse accessibili e compatibili con le esigenze dell’economia italiana che dopo l’emergenza dovrà superare la sfida, ostile e incerta, di tornare a crescere e a prosperare. Auspichiamo che venga scelta la strategia più opportuna per il nostro Paese. Il governo nazionale deve prodigarsi dal momento che in gioco c’è il futuro di tutti noi, imprenditori e lavoratori, che siamo ancora disposti a credere nel sogno di un’Europa unita ma a condizione che l’Europa creda davvero in noi.
Soprattutto per quanto riguarda la Fase 2 ci sono divergenze forti tra nord e sud, tra Regioni e Stato centrale.
La Fase 2 è cruciale e non possiamo permetterci di sbagliare. Le divergenze sono nel merito, non nel metodo. Tutti d’accordo nel riaprire con la massima sicurezza. La data crea incertezza. È chiaro che ogni regione ha il diritto e l’onere di esprimere la propria formula. Il Governo, sulla scorta delle indicazioni fornite dai territori e sulla base delle indicazioni delle task force messe in campo per studiare le diverse sfaccettature dell’emergenza, avrà il dovere di fare sintesi e pianificare i tempi. Una cosa è certa: si deve ripartire nel modo più ordinato possibile, non possiamo proprio permetterci un secondo lockdown. Quindi è corretto garantire libertà di iniziativa alla periferia ma non si può procedere in ordine sparso.
Secondo Sistema Impresa che cosa bisogna fare per la ripartenza?
Partiamo dal presupposto che la ricetta perfetta non esiste. Viviamo tutti una situazione nuova e straordinaria. Sulla base dei dati che possediamo, costituiti da numeri e statistiche oltre che da una continua osservazione del contesto, abbiamo un'unica grande certezza. Il mondo economico produttivo che conoscevamo prima non esisterà più. Determinante per il prossimo futuro sarà la modalità di organizzazione relativamente al tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Non ci può essere, infatti, la possibilità di ripartire se non in presenza di un assetto produttivo che garantisca la massima sicurezza. Servono criteri, prassi e professionalità innovative. Ci sarà bisogno di modelli all’avanguardia che diventeranno fondamentali anche per settori quali il terziario. Altrettanto fondamentale sarà la digitalizzazione delle imprese, un appuntamento imprescindibile anche relativamente alle piccole attività. Il virus ha dato una spinta in avanti rispetto al processo dell’ammodernamento tecnologico: smart work, e-commerce, digitalizzazione, intelligenza artificiale. Tutti temi che saranno prioritari e sui quali sarà necessario formarsi per sostenere il mercato del lavoro. E ancora, sarà vitale creare nuovi modelli di welfare per fornire protezione e supporto alle condizioni di una quotidianità lavorativa completamente mutata. E infine sarà necessario potenziare un sistema del credito funzionale al contesto dal momento che le imprese dovranno essere dotate delle risorse indispensabili per attuare il cambiamento. Il nostro sistema della bilateralità che è costituito da una serie di realtà molto performanti e aggiornate quali il l Fondo interprofessionale Formazienda, l’Ente bilaterale del terziario e il Fondo Fass per l’assistenza sanitaria integrativa è pronto fin da subito a fare la sua parte. La gravità della situazione richiede l’azione di un sindacato non ideologico, attento ai servizi, concreto nelle proposte che interessino davvero gli imprenditori fornendo un sostegno autentico e immediato.